“La sua sensibile intuizione del pittore è attenta a cogliere riferimenti esternie introspettivi con estrema fluidità, compenetrandoli nell’intenso ritmo delle trame cromatiche e nel libero germinare delle forme, che fantasiosamente espongonole tematiche, caricandole di sogni, inquietudini, emozioni del vissuto quotidiano. Pittura molto personale, questa di Astolfi, dove si ravvisano echi di tendenze estetiche del nostro secolo, interiorizzate da un artista capace di proporsi attraverso una propria, valida sintassi espressiva.”

S. Perdicaro

Bozzetto rosa d’oro

I protagonisti delle arti figurative non hanno età, per ammissione esplicita di chi ne studia le evoluzioni. Per cui si può parlare di un artista, anagraficamente giovane, come è il caso di Luciano Astolfi, ma al tempo stesso, nel controllare l’escalation della sua produzione, dagli studi propedeutici del liceo artistico di teramo, seguiti da quelli dell’Accademia di Belle Arti de l’Aquila, fino ad arrivare al superamento delle tante ricerche, delle varie cernite e dei passaggi attraverso stadi sempre coerenti, c’è da convenire che il rapportoetà-produzione artistica diventa perfino anacronistico. l’attuale fase, cronologicamente la terza, attiene ad un’espressione intima, frutto di una spinta interiore che, è bene dirlo, non si ocupa di quello che può provare il fruitore di fronte alle immagini ritratte su tela, come dire, che all’autore non interessa ciò che emana la cassa di risonanza del suo prodotto. All’artista in questo caso preme esprimere bene “…ciò che detta dentro”, come dicevano i poeti di un tempo.

Luigi Braccili

…l’opera del maestro Luciano Astolfi, come forma di esaltazione del simbolo della città, non vuole trasmettere un messaggioagnostico, ma una carica per esaltare i valori delle tradizioni, della cultura e dell’arte. Per questo la “Rosa D’Oro” negli anni è stata assegnata a personaggi come Gianni Gaspari, giornalista e capo redattore del TG2 cultura, a Luciano Russi, Rettore dell’Università di Teramo, a Gianfranco Mazzoni, giornalista e voce ufficiale della Formula Uno, a Padre Maurizio De Santis, il frate ballerino, alias Padre Nike, ad Antonio Tartaglia, campione del mondo di bob e phil Melillo, coach italo-americano della Cordivari basket (serie A1). Si esalta un simbolo ma…
Lino Faraone ( Il Messaggero)

“…la potente acutezza del colore e la decisa fusione delle tonalità focalizzano positure ed atteggiamenti, con il risultato di evidenziare al massimo le tipiche immagini figurali che, sovente, risultano deformate nei contorni come a voler sottolineare la libera trascrizione di uno sconcertante racconto “immerso” tra il razionale e l’irrazionale e “inclinato” verso il limite di una dimensione psichico/emotiva carica di turbamenti di ogni genere e di percezioni sensitive, di paure dell’ignoto ma sempre conseguenziali al significato di “medianum” comunicativo…
Renato Lamperini

…L’emozione dipinta diventa così pittura di assoluta sensualità, percezione tattile, materica di una interiorità che vuole produrre reazione certa e non superficiale, che mette in cortocircuito l’interno con l’esterno, che lascia tracce indelebili di memoria in chi incontra l’opera.
Certo è che l’ansia di una pittura che vada oltre il comunque già ampio limite di un aggiornato naturalismo resta in Astolfi, a mio avviso, assolutamente prioritaria. L’artista di Roseto degli Abruzzi ha nel suo DNA una indubbia vocazione verso il grande informale fatto di segno, gesto e materia. Aggiungendovi anche alcune variazioni del dripping italiano oggi in uso in molti Maestri contemporanei. Anche se la dominante resta comunque il colore come magia, evocazione, comunicazione, presagio.
Valerio Grimaldi

Luciano Astolfi alla personale del M° Parmigiani con Camillo Fait e l’organizzatrice Nuccia Maietta

“Nel percorso pittorico di Astolfi, viaggio identificativo a ritroso, continua ad avere peso, come in quasi tutto l’informale italiano, l’aspetto, in un certo senso, “compositivo” e “costruttivo” e si caratterizza felicemente per le tonalità e le luminosità mediterranee, ricche di appeal e declinate secondo un affabulatorio e ormai ben riconoscibile codice linguistico.”

Marialuisa De Santis

Emergenza fenomenica di un elemento che l’autore fa partire da una centralità non evidenziata, a corredo positivo di una mancanza di fondamento neobarocca. Splendida la superficie creata con semplicità e priva di artifici costruttivi. Interessante il distacco da ogni contenuto legato a rappresentazioni. Il risultato globale convince per lo spessore di un linguaggio nuovo, aperto alle istanze fenomeniche e coscienziali e indicativo di un adeguamento contemporaneo e culturale. Complimenti!!

Aggiungo che è evidente anche un distacco da toni edonistici antiquati, legati a piacevolezze di un astrattismo di maniera.

Nerio Rosa

La bellezza non si esaurisce nel dominio dell’estetica, ma ha bisogno di un ancoraggio etico e questo lo sa molto bene Luciano Astolfi che ritiene l’opera d’arte un medium, forse a realibus ad realiora, un messaggio che trasmette sempre e  comunque un’emozione, perché, per dirla con Konrad Fiedler, “un’opera d’arte può dispiacere ed essere ugualmente pregevole”.

Luciano Astolfi agisce ed interagisce con il pubblico, certamente in modo diverso dall’istallazione del 1993 di Rirkrit Tiravania presentata alla Biennale di Venezia in cui si presentava una finta gondola nella quale bolliva acqua calda ed i visitatori potevano usarla per cucinarsi una zuppa; agisce con capacità di cogliere il frammento tra materia e forma, agisce come possibilità di percepire la verità nel frammento, uno sviscerare, estroiettare, estraniarsi per ritrovarsi, un cercare la bellezza agganciandola all’infinito, perché, dice Jannis Kounellis, “la bellezza è una cosa che capita ed indica previ momenti”.

Massimo Pasqualone

Egli ha studiato all’Accademia, dove ha appreso non solo le tecniche, ma anche qual è la funzione dell’opera ed “il linguaggio dell’opera d’arte”, che la frequentazione diretta di maestri come Gino Marotta e Giosetta Fioroni ha contribuito a sviluppare. Fondamentale nella sua formazione è stato Fabio Mauri, con il quale ha partecipato alle “Gran serata futuriste” negli anni  ’80, descritte da Mauri stesso come “un momento specificatamente drammaturgico: riaggredisce la realtà attraverso delle strutture drammatiche usuali, attraverso l’estetica della scena, e v’immette come reagenti alcuni punti fondamentali dell’ideologia futurista in generale, come la dinamicità e la simultaneità”; una descrizione che ci svela da dove nasce l’affascinante ricerca di Luciano Astolfi.

“Oltre la materia” p l’abilità nell’adoperare in modo originale due tecniche fondamentali nella storia dell’arte come il collage, impiegato per la prima volta dai pittori cubisti come una forma espressiva per affermare la liberà del quadro oltre i vincoli della rappresentazione ed il dripping, che diventa un’affermazione di autonomia del linguaggio pittorico.

Mirella Di Peco

La pittura non è più strumento collettivo di replica agli orrori del secolo, bensì metodo personalissimo di contatto con proprio mondo interiore. In questo modo il bianco risponde alla logica dell’individuo in cerca di una chiarificazione del senso della vita ed estende alla pittura il bisogno di un discorso più limpido. Concretamente le tele tornano a respirare, le linee si fanno più armoniche e su tutto sembra imperare  un ordine nuovo; non esistono più collisioni di colore, ma incontri audaci tra tonalità acide, tinte di ispirazione naturalistica e nuance delicate come il rosa e il celeste. Nella certezza che l’assiduo dedicarsi di Luciano Astolfi all’arte è stato instancabile e testardo e che gli ostacoli al libero ragionamento gli sono sempre valsi da stimolo per andare avanti, condividiamo la giustezza di questa nuova chiave di lettura dei più intimi moti dell’anima. L’artista finalmente ha sciolto la complessità dell’esistenza umana, regalandoci un oasi di pace.

Chiara Strozzieri